Avevo ricevuto una lettera dell’AEM (l’azienda che fornisce gas ed elettricità a Milano), che mi invitava a un incontro dedicato al teleriscaldamento.
Da qualche mese nel mio quartiere le strade erano sottosopra perché l’AEM sta posando le tubature. Il teleriscaldamento sembra essere the next big thing e, anche se la cosa non mi riguardava direttamente (o almeno spero: il mio condominio ha appena speso una fortuna per installare una nuova caldaia) ero curioso di saperne qualcosa di più. Sì, certo, uno va a leggersi la voce teleriscaldamento della wikipedia e impara tutto. Però avevo anche la curiosità di vedere il luogo in cui si teneva l’incontro, il teatro parrocchiale del mio quartiere – nel quale non avevo mai messo piede. E poi la lettera d’invito, personalizzata, prometteva in regalo una “simpatica sorpresa” a tutti i partecipanti.
La sala è il teatro dell’oratorio di via Kolbe, a Milano. Mi sa che parlerò di questa chiesa e del suo oratorio in qualche altro post. Per adesso basti dire che l’oratorio è una grande struttura, stile edilizia pubblica anni ‘60, messo lì accanto a questo bel chiesone di mattoni rosso cupo, senza nessuna preoccupazione di “armonizzazione”, “integrazione” o design.
Al teatro si accede da una scalinata esterna che sembra concepita per impedire ad anziani, disabili, donne incinte di arrivare alla sala.
La sala è deliziosamente fatiscente. Sedili in legno, muri scrostati, però ha una discreta capienza – oltre 300 posti – e un palcoscenico ragionevolmente ampio. Non viene usata per spettacoli di alcun tipo perché ristrutturarla secondo le attuali norme di sicurezza costerebbe troppo persino per le case del convento di sant’Antonio, che possiede e regge la parrocchia. Hanno costruito un ascensore, sul lato posteriore dell’edificio, che porta al livello della sala; pare che i frati siano stati costretti a fare questo investimento perché avevano avviato un circolo per gli anziani, ai quali avevano assegnato dei locali a fianco del teatro parrocchiale: ma gli anziani non riuscivano ad arrivarci a causa dell’infinita scalinata. Ma è impensabile che 300 spettatori possano accedere a un teatro in un ascensore che tiene una decina di persone alla volta se va bene.
Peccato, perché una sala così, nel quartiere, potrebbe servire.
Gli incaricati dell’AEM spiegano cos’è il teleriscaldamento e i progetti dell’azienda.
Le slide sono muri di testo illeggibile (ma questo sito non lo conosce nessuno, in Italia?) però apprendo cose per me nuove e interessanti.
Il teleriscaldamento - sul quale adesso anche voi sapete tutto perché avete già letto il lemma della wiki, vero? - è già avviato da diversi anni a Milano e serve diverse zone: la prima centrale, sorta a Sesto San Giovanni nell’area della ex Falck, serve oggi oltre 400 condomini e un centinaio di stabili, pubblici e privati. Poi nel 2001 è nata una centrale dalle parti di viale Famagosta (ex cartiera Binda), che serve 15.000 famiglie. E poi ancora altre centrali (il tecnico AEM continuava a parlare di “episodi”, ma ci siamo capiti lo stesso) nel Gallaratese, un piccolo impianto a pompe di calore che serve gli stabili della Bocconi, uno in viale Sarca, che ha la prerogativa di distribuire “il caldo” (riscaldamento) e “il freddo” (condizionamento dell’aria in estate), esempio unico e destinato a rimanere tale perché l’AEM non intende proseguire su questa strada.
Comunque, il teleriscaldamento è una realtà bene avviata, non come in Nord Europa ma si sta diffondendo a Milano e altrove (Brescia, Trentino...). Gli impianti, anche se quelli dell’AEM si ostinano a chiamarli sempre “episodi”, sono centrali dette di cogenerazione perché producono contemporaneamente energia e calore.
Uno dei nuovi impianti che l’AEM sta costruendo è la centrale che viene chiamata Canavese (si trova dalle parti di viale Forlanini, vicino all’aeroporto di Linate), destinata a distribuire calore a una vasta area della città compresa tra zona Vittoria e Città Studi.
Per adesso vengono posati i grandi tubi che costituiranno la “dorsale” di questa rete, in un secondo tempo verranno allacciati i palazzi.
La centrale Canavese produrrà energia mediante una tecnologia detta a pompe di calore, che in pratica usa l’acqua di falda come materia prima da cui ricava energia trasferendo calore. Qualche altro dettaglio tecnico, di fonte AEM, qui.
La cosa che ha colpito un profano come me è che, a quanto pare, esiste un’unica azienda in grado di costruire pompe di calore della potenza necessaria; si trova in Svezia e ha realizzato il sistema di teleriscaldamento che lassù serve l’intera città di Goteburg.
Beh, l’incontro è andato avanti per un’oretta, i tecnici AEM hanno spiegato per sommi capi in cosa consiste il teleriscaldamento e i vantaggi che offre (pare che sia oggettivamente più efficiente rispetto a tante caldaie disseminate nei palazzi e che si riveli assai meno inquinante, ma qui io posso solo riferire ciò che diceva la campana AEM).
Non mi dispiace l’idea di vivere in un quartiere cablato. I cavi in fibra ottica di Fastweb, tubi AEM in cui viaggia acqua a 90° che riscalda le nostre abitazioni... how cool. Peccato che non intendano fare altrettanto col condizionamento (è tecnicamente possibile, ma a quanto pare non è redditizio, almeno per ora).
L’unico mistero è il simpatico omaggio distribuito a tutti i presenti. Allora, c’era una custodia e dentro, arrotolato, una specie di bussolotto che, non appena estratto, si spalancava scattando come una molla, diventando un disco di tessuto sintetico (verde, col logo AEM) del diametro d’una ventina di centimetri, con un bordino che si direbbe in fil di ferro. Io lo sto usando sulla scrivania, a fianco del Mac sul quale sto scrivendo questo post, lo uso per appoggiarci la tazzona del tè.
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