venerdì 26 ottobre 2007

Lo sospettavo

Paolo Attivissimo ha visto la prima del film "Zero" di Claudio Fracassi e Giulietto Chiesa e ne parla qui.
Pare che sia un mucchio di cialtronesche stronzate.

giovedì 25 ottobre 2007

martedì 23 ottobre 2007

Compleanni


23 ottobre 1958.

In una striscia a fumetti della serie "Johan & Pirlouit" pubblicata sulla rivista Le Journal de Spirou, appare per la prima volta un buffo omino azzurro.

Disegnata dal fumettista belga Pierre Culliford detto Peyo (1928-1992), "Johan & Pirlouit" (in Italia John & Solfami), ambientata nell'Europa del Medioevo: Johan è uno scudiero al servizio del re, mentre Pirlouit è il suo "fedele" amico ingaggiato a corte come buffone.

I due protagonisti incontrano spesso personaggi curiosi nei loro viaggi; nella striscia del 23 ottobre 1958, mentre sono alla ricerca di un flauto magico, evocano gli Schtroumpf: è la prima apparizione dei Puffi.

venerdì 19 ottobre 2007

Sintesi storica

Una strip di Wizard of Id contiene un corso di storia antica e medievale.
Per esempio, ecco spiegato qui, con splendida sintesi, il passaggio dalla schiavitù al lavoro salariato.

domenica 14 ottobre 2007

sabato 13 ottobre 2007

L'arte per l'arte

Un signore (?) chiamato Axometric Mooney mi invia un messaggio che ha come Subject: "Learn To Fuck A ZOBOO‏".
Il messaggio è vuoto. Peccato, perché sarei stato curioso di sapere cos'è mai uno zoboo e in che modo si possano intrattenere rapporti sessuali con esso/a.

Il messaggio non mirava a vendermi prodotti o servizi, né a farmi abboccare a qualche truffa, né a indirizzarmi presso qualche sito. Niente, solo un mittente e un subject - "the subject is the message", potrei dire parafrasando un signore che tutti citano.

Mi convinco sempre di più che la spam è una forma d'arte.

lunedì 8 ottobre 2007

Il Bello della vita

Scrive 403, commentando il post precedente:
Ci può essere insoddisfazione sulla qualità dei servizi che si ricevono in cambio - ha aggiunto - ma non un'opposizione di principio sul fatto che le tasse esistono e che si debbano pagare

sarà, ma io questa frase di TPS la trovo inappuntabile... e, per quanto faccia un po' impressione e sia politicamente male accorto dirlo, trovo inappuntabile anche quella in cui definisce "bellissime" le tasse:

“Le tasse sono una cosa bellissima, un modo civilissimo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili quali istruzione, sicurezza, ambiente e salute”

come dagli torto?...



Inappuntabile?
Calma.
D'accordo sulla prima frase citata di TPS: un'obiezione di principio contro l'idea in sé delle tasse non sta in piedi. Nella migliore delle ipotesi, sarebbe utopistica.

Le tasse non sono “bellissime”, non più di quanto lo sia un clistere o andare dal dentista.
Necessarie, certo, per il funzionamento di una società moderna e complessa, ma “bellissime” proprio no.

La tassazione nasce come un tributo imposto da un’autorità ai sudditi, non è una donazione volontaria liberamente decisa da un consesso di uguali.

Storicamente, la tassa nasce come imposizione del vincitore (città, regno, ceto sociale) nei confronti degli sconfitti. E già alla nascita aveva quindi un primo elemento di violenza e di ingiustizia: chi imponeva le tasse non le pagava, e usava il raccolto fiscale per vivere, mantenuto dai vinti, costretti a piegarsi e pagare il tributo, in moneta o in prestazioni forzose di manodopera, le corvées.

Per tutta la loro storia, le tasse non hanno avuto bisogno di legittimarsi. Le impone il potente, e il debole non può sottrarsi. Fine del discorso.
Il re-sacerdote riscuote le tasse non per fornire un servizio ai sudditi contadini, ma solo per farsi mantenere da essi e, se possibile, per aumentare il suo potere.

Nello stato moderno, il cittadino (che non era nulla) aveva il dovere di pagare le tasse allo stato (che era tutto), e basta.

Solo in tempi recentissimi e in altre civiltà ha iniziato a farsi strada l’idea che le tasse dovessero trovare una loro legittimazione: il principio no taxation without representation è cosa moderna e non è mai andato da sé. Per farlo accettare, i sudditi hanno dovuto imbracciare le armi. Ed è pure roba d’importazione, perché appartiene al mondo anglo-sassone.

Da noi si distingue fra “tasse” e “imposte”. Le prime si giustificano con una “controprestazione” fornita ai cittadini, le seconde no.
(Nel diritto anglosassone, le imposte sono illegittime).
Da noi, circa il 70% delle entrate fiscali non hanno controprestazioni per i contribuenti, cioè non sono spese per erogare un servizio.
(Fonte: wikipedia)
Cosa ci sarà mai di “bellissimo”?


Poi ci sono stati, come il nostro, dove i servizi sono nella migliore dei casi alquanto limitati, in certi casi del tutto mancanti, e dove il raccolto fiscale serve a pagare gli stipendi di un numero grottescamente abnorme di inamovibili funzionari e dipendenti.

Non mi riferisco solo ai tanto vituperati “politici” che oggi va di moda crocifiggere, ma a una pubblica amministrazione che ha come principale, se non unico scopo, quello di conservare se stessa.

Ma, si obbietterà, il ricavato delle tasse in certi casi si traduce in un servizio pubblico.
Sì, ma mi sento di definirlo un effetto collaterale: la pioggia di denaro che si rovescia sulla pubblica amministrazione diventa un rigagnolo di servizi per i cittadini, un effetto collaterale del tutto secondario e direi quasi indesiderato, vista la malagrazia con la quale il dipendente pubblico tratta, di norma, il cittadino.

Lo scopo principale delle tasse, proprio come ai tempi dei re-sacerdoti, è assicurare il sostentamento dei potenti e della vastissima cerchia dei loro congiunti, protetti, parenti, sostenitori e simpatizzanti. Se poi ogni tanto avanza qualche spicciolo per far funzionare un asilo o un ospedale, pazienza, la prossima volta si cercherà di spremere ben bene anche quei soldi per trasformare un ospedale che funziona in un carrozzone dove assumere falsi invalidi, sodali, elettori.

Aumentassero gli introiti delle tasse, aumenterebbe la quantità di risorse a disposizione della burocrazia, che sarebbe in grado di cooptare nuovi individui al suo interno, sottraendoli alla produzione e creando nuovi burocrati, nuovi passacarte, nuovi reggiborse, nuovi finti invalidi.

Posso capire però che le tasse paiano “bellissime” a chi sta dall’altra parte: riceve la pioggia dorata, decide quanto tenere per sé e quanto distribuire a clienti, parenti e amici per confermare e ampliare il proprio potere personale. Il suo principale rovello: scovare chi non paga le tasse o non le paga tutte, perché in questo modo potrà distribuire più risorse ai suoi complici e offrirsi nuovi privilegi, e trovare il livello massimo di pressione fiscale che la società possa sostenere, senza farla schiattare.

Riconosco senza alcuna difficoltà che sarebbe utopistico immaginare una società senza tasse in cui i cittadini siano così saggi e lungimiranti dal controbuire, di volta in volta, alle spese necessarie. Per capirlo, mi è bastato assistere a una riunione di condominio.
Riconosco senza alcuna difficoltà che le tasse - e il loro inevitabile risvolto, la burocrazia - sono necessarie.
Ma pensare che le tasse siano un modo col quale i cittadini raccolgono i fondi necessari per provvedere a scuola, salute, ambiente - andiamo, è utopistica e falsa, almeno quanto l'idea di una riunione di condominio composta da gentiluomini illuminati e altruisti.

Se proprio siamo inguaribili ottimisti, diciamo che il 30% delle tasse è usato per quello scopo, il resto è per mantenere il Mostro, la burocrazia.

Bellissime?
A essere generoso, direi: "bruttine".

Mi è capitato di avere la necessità di fare un clistere, o di andare dal dentista. L’ho fatto, perché era necessario. Ma bellissimo, posso dire per certo che non è stato.

E se andando dal dentista mi trovassi di fronte un tizio dallo sguardo allucinato che, impugnando una tenaglia arrugginita e ricoperto d'un camice inanguinato mi invitasse a entrare nello studio, sghignazzando "Vieni avanti bamboccione, vedrai che sarà bellissimo", ecco, io penso che non mi sentirei molto bene.

domenica 7 ottobre 2007

La vita secondo TPS

Non è bello ciò che è bello, ma che bello che bello che bello.

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