mercoledì 25 aprile 2007

Il primo serial killer italiano

Vincenzo Verzeni era un giovane contadino, nato nel 1849 a Bottanuco, un paesino nel bergamasco. Tra il 1870 e il 1872 assassinò e mutilò orribilmente tre giovani donne, creando il panico nelle campagne bergamasche. Fu arrestato in seguito alle deposizioni di due testimoni e portato a Milano. La perizia psichiatrica, eseguita dal professor Cesare Lombroso definirà l’imputato affetto da cretinismo, da necrofilia o pazzia per amori mostruosi o sanguinari, nonché malato di pellagra. La madre soffriva di crisi di epilessia.

Verzeni fu rinchiuso alla Senavra, all’epoca il manicomio di Milano (un edificio del quale parlerò prossimamente perché è fra le cose notevoli del mio quartiere) e qui fu sottoposto ai trattamenti più avanzati della psichiatria dell’epoca: ustioni al collo, scariche elettriche, giornate di isolamento totale nell’oscurita', docce gelate che gli cadevano sul capo da un'altezza di tre metri, alternate con "bagni a sorpresa" di acqua bollente.
Alle quattro del mattino del 23 luglio 1874 gli infermieri trovarono Vincenzo Verzeni penzolante contro il muro, era nudo e con le ciabatte, appeso per il collo a una fune attaccata all'inferriata della finestra. Verzeni passerà alla storia come “il vampiro di Bergamo”.
Lombroso parlò diffusamente di lui nel suo saggio “L’uomo criminale”.
Qualche informazione su Vincenzo Verzeni qui e qui. La videomaker Vivien Hubert ha di recente realizzato un cortometraggio sulla sua vicenda, che si può guardare qui.

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