mercoledì 6 agosto 2008

Il cavaliere oscuro


Visto “Il cavaliere oscuro”.
Uscito dalla sala con sensazioni ambivalenti.
OK. Effetti strepitosi, scene d’azione splendide. Grande cast. Colpi di scena a non finire (tanti, troppi, molto più che troppo). Ambientazioni meravigliose, location da mozzare il fiato, che quasi sarebbe stato un bel film anche senza attori e senza trama, solo con i grattacieli e i bassifondi di una Gotham City più bella che mai.
Poi è chiaro che se metti insieme Michael Caine, Morgan Freeman, Christian Bale, Eric Roberts e sopra a tutti uno straordinario Heath Ledger, per l’amor di dio, qualcosa viene fuori.

Ma il film...
Leggo che Peter Travers di Rolling Stone ha scritto cose egregie del film, sedotto da un film «dove un tizio vestito da pipistrello e uno da pagliaccio parlano dell'essenza della condizione umana», e «dove il Bene e il Male, piuttosto che combattersi, danzano». Secondo me, invece, il problema è proprio quello.


Buchi di sceneggiatura? In un certo senso, no. In questo senso: se si accetta l’idea che un uomo, apparentemente non dotato di super poteri (il Joker) sia in realtà onnipotente, onnisciente, in grado di apparire ovunque, controllare le azioni di chiunque, elaborare in pochi minuti e senza mai incappare in un contrattempo piani tanto arzigogolati in confronto ai quali lo sbarco in Normandia è stato una gita da boy scout, che possa sempre, ogni volta, infiltrarsi ovunque, tenere in scacco una città di milioni di abitanti, entrare e uscire inosservato e indisturbato, reclutare manipoli di fedelissimi che lo seguono fino alla morte, ecco, se si accetta tutto questo, allora va tutto bene.
Si ha l'impressione che il Joker sia un dio beffardo, e che questo dio beffardo sia l'autore della sceneggiatura, il quale a ogni giro si diverte a cambiare le regole, scompigliare le carte e a ridare le carte migliori sempre in mano al cattivo. Personalmente, ho finito col trovare stucchevole questa inconcludente onnipotenza del Male. Se sei così potente, o malvagio sceneggiatore, funesto demiurgo, ammazza tutti e falla finita.

Certo, resta una storia che alla fine si riduce a una specie di eterno balletto fra due personaggi, il Bene e il Male, che quando si scontrano, fra un cazzotto e l’altro, filosofeggiano e s’interrogano sulla natura umana. Ah, per inciso: Joker resiste senza fare un plisset ai colpi che abbatterebbero chiunque, e non indossa né armature né esoscheletri né dispone di equipaggiamenti elettronici né super-poteri: dispone solo dell’illimitata sfrontatezza degli autori.
Ma mentre il Bene, ovviamente Batman, è solo una funzione narrativa, il Male – il Joker, sorretto dalla grande interpretazione di Ledger – ha una sua grandezza shakespeariana che la sua controparte manco si sogna.
A questo punto, tanto valeva fare un film di Batman senza Batman...

Ma forse non è un limite di questo film e di questa sceneggiatura. Il problema, come si diceva una volta, è “a monte”: ed è l’universo dei super-eroi D.C., un mondo che personalmente non mi ha mai convinto gran che. Nulla a che vedere con la “profondità” e con il “realismo” Marvel (metto le virgolette per evitare pagine e pagine di note per spiegare come intendere quei due termini in contesti dove si aggirano con la massima naturalezza uomini verdi, donne invisibili e dèi scandinavi...), e infatti nel corso dei decenni il mondo Marvel ha permesso di esprimere sfumature e raffinatezze che il mondo D.C. non conosceva.
E anche lo stesso Joker soffre di un problema che è lo stesso di tutti i personaggi, buoni e cattivi, dei fumetti D.C.: un personaggio che nel corso dei decenni è stato qualunque cosa, e quindi nessuna.
Certo Batman, dei vari super-eroi D.C., è quello che meglio si presta a essere rivisitato (ma forse più per la suggestione dell’ambiente in cui si svolgono le sue avventure, l’oscura, fascinosa e inquietante Gotham City); Superman, Flash, Catwoman e Wonder Man sono attrazioni da baraccone. Ma anche da Batman dopo un po' non ci tiri fuori gran che.
Viene quasi da dire che, visto il materiale di partenza, una graphic novel come “Il ritorno del cavaliere oscuro” non è stata solo un capolavoro: è stata un miracolo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Questo forse è il più fumetto degli ormai molti film di Batman, per le ragioni che hai scritto, cioè per l'accumulo forsennato e senza preoccupazioni di verisimiglianza dei colpi di scena.

Inquietante davvero l'interpretazione del povero Heath Ledger (un attore eccellente che non aveva ancora avuto la sua grande occasione, artisticamente). Impossibile, vedendolo, non pensare in qualche modo alla sua tristissima fine.

Marco

Anonimo ha detto...

Well said.

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